Dopo le prime due sconfitte in campionato, si gioca in casa: è domenica 29 settembre, fa ancora un gran caldo e le tribune del Comunale di Palagano si riempiono nei minuti prima del fischio d'inizio. I Dragoni affrontano una delle corazzate del campionato, lo Zocca appena retrocesso dalla prima e che ha in rosa Ben Hssain, uno degli attaccanti più forti in circolazione. I dragoni lo conoscono, il mister per tutta la settimana non ha fatto che ripetere le marcature su di lui, predicando massima concentrazione. Ma la testa dei Dragoni, in questo avvio di stagione, è in un universo lontano anni luce.
In un batter d'occhio, lo Zocca è in vantaggio e non di un solo gol, ma conduce per 3 a 0, con Ben Hssain che spadroneggia (finirà con una tripletta).
Al rientro negli spogliatoi, le facce sono scure, tutti sono consapevoli di aver giocato il peggior primo tempo di sempre. In momenti simili, per continuare a giocare non bisogna pensare troppo, non serve riflettere sugli errori e aumentare il nervoso, bisogna appigliarsi alla voglia di sfogare gambe e polmoni, aprendo un po' la porta all'irrazionalità. Ed è proprio dalla follia che, a inizio ripresa, arriva una delle migliori reti della storia del Real.
Manu Costi controlla palla sulla fascia, guadagna campo, poi affronta un avversario: finta con il destro, sposta la sfera sul sinistro e crossa. Fede Orto ha seguito l'azione e, conoscendo ormai le giocate di Manuel, sa che in un modo o in un altro, quel pallone in area ci arriverà e così è. Il traversone è abbastanza teso e Orto lo vede arrivare, ma la voglia di attaccare lo spazio lo ha tradito: è già troppo avanti e non farebbe in tempo a fermarsi ed arretrare. Si è sotto per 3 a 0, probabilmente la partita è già decisa, eppure quel pallone per un attimo cancella tutto, azzera il risultato e annulla il brutto primo tempo; per un attimo, quel pallone diventa l'unica cosa che conta e, allora, Orto sente di doverlo conquistare in ogni modo.
Mentre arresta la corsa, ruota la schiena e spinge le gambe in alto; la destra gli serve per darsi slancio, con il piede che taglia l'aria, mentre il sinistro trova la palla, colpendola proprio con il collo. In tribuna guardano la scena e qualcuno si lascia sfuggire tra i denti un "Ma che fa?".
A volte il destino è curioso, anche nei campi di provincia, in quelli più dimenticati da Dio, arrivano giocate che hanno uno smalto diverso, degno di palcoscenici importanti. E mentre Orto atterra di schiena e sente che l'erba gli macchia la maglia, gira all'instante lo sguardo verso la porta avversaria e fa in tempo a vedere il portiere con la bocca socchiusa, con le braccia un po' larghe e, soprattutto, fermo al centro della porta. Saranno gli altri a dire a Orto che la palla è andata sotto alla traversa e, mentre i Dragoni festeggiano la rete e riacquistano il coraggio per tentare la rimonta, un compagno schiaffeggia la testa del marcatore e gli urla un: "Ma che hai fatto?!".
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